La storia locale narra che Lumarzo, un piccolo e incontaminato comune dell’alta Val Fontanabuona, prenda il nome dal latino Locus Martius, cioè “campo di Marte“, facendo pensare che in passato nell’attuale territorio comunale sorgesse un tempio consacrato proprio al dio romano della guerra.
Ecco, considerato invece come ho mangiato alla trattoria Ligagin e soprattutto l’atmosfera bucolica respirata, nonostante il caldo torrido di questo periodo, in quel pranzo domenicale, all’ombra di un’accogliente veranda immersa nel verde, credo invece sia più probabile che il tempio fosse dedicato a Cerere, o a limite a Bacco, vista anche la bontà della carta dei vini dell’antico ristoro della famiglia Piaggio/Olcese.
Beh, siccome lo so che adesso ti farebbe piacere saperne di più su questa trattoria, intanto dai pure un’occhiata ad alcune delle fotografie di quanto assaggiato quel giorno. Del resto te ne parlo subito dopo.
La cucina del Ligagin è un archetipo della memoria familiare ligure, contaminato a volte da sfumature contemporanee e perennemente arricchito dalle attenzioni di una sala tutta al femminile. Gli ospiti possono scegliere da una carta, soggetta al cambiamento delle stagioni e composta da sette/otto piatti per portata, di certo votata alla valorizzazione delle produzioni locali attraverso una filosofia slow scolpita in preparazioni il più espresse possibili o, per dartene un assaggio un po’ più concreto, nelle paste fatte in casa, nel pesto al mortaio, nelle cotture realizzate con una stufa a legna… e in molte altre gustose sfumature.
Gli antipasti mi hanno davvero entusiasmato: freschissimi e saporiti i fiori di zucchina, autentici i salumi e semplicemente iconiche le focaccine. Di magistrale fattura e perfettamente equilibrati nel condimento i taglierini verdi, appena un filino sottotono i due secondi. E comunque nulla mi toglie dalla testa che avrei fatto meglio a ordinare il coniglio al Vermentino o il fritto misto. Golosi e accoglienti, come solo quelli fatti in casa sanno essere, i dolci.
Un’altra cosa del Ligagin che, come già anticipato all’inizio, mi ha proprio ingioiato, tenuto conto anche del fatto che la trattoria si trova a Lumarzo e non in un qualsiasi centro cittadino o in un’altra situazione analoga, è la carta dei vini. Nulla di enciclopedico o particolarmente “pettinato” nella presentazione, eppure piena di sostanza “nazionale”, Piemonte e Liguria in primis, dall’indole inclusiva (quanto i prezzi dei piatti) e ricca di etichette naturali che si sposano perfettamente con l’operato sostenibile della cucina. Per esempio ci si diverte a partire dai 19,00 euro chiesti per un Roero Arneis 2021 di Alberto Oggero o dai 15,00 della Barbera d’Asti 2018 di Guido Berta. O ancora dai 20,00 del Kin(g)tanino Rosso 2019 de La Ricolla. Inoltre è presente anche una piccola “selezione alcolica” per il fine pasto capace di accontentare qualsivoglia tipologia di appassionato in materia.
Insomma, altro non credo ti serva sapere. In futuro, però, prima di una visita alla trattoria Ligagin, devi solo ricordarti di lasciare a casa la fretta. Perché? Perché, perdona la blasfemia, ma per poter rendere il giusto tributo alla vera divinità del luogo, godendone del favore, attenzione, non sto parlando di Marte o di altre figure mitologiche romane, ma della cucina tradizionale ligure della signora Tina Olcese (e in conseguenza di tutte le donne di Lumarzo che hanno contribuito nei secoli a renderla così speciale), un po’ a causa delle curve che ti separeranno dal ristorante e un po’ perché i sapori arcaici, intrinsecamente, per esploderti in bocca hanno bisogno del loro tempo e della giusta cura, la premura è meglio lasciarla a casa e godersi il momento. Slow.
Trattoria Ligagin
Via Recroso, 229
16024 Lumarzo GE
+39 0185 94047
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Piatti all carta: 7,00/18,00 euro, 5,00/8,00 i dolci
Scusa ma le porzioni erano per un bambino?
Per niente. Fidati.