Storie autentiche di vino, cibo e persone

“The Syrah Saga: viaggio attorno a un’uva” nasce dalle ceneri della serie “ENP Wine Rating” a causa dell’esigenza di trasformare i miei assaggi in qualcosa di più concreto, di estrarre valore da una pratica confusa che troppo spesso si riduce a un abbellito elenco di “mi piace” e “non mi piace”, trasformandola in un’occasione di crescita personale, in una forma di scambio con chi legge questo blog e in ultimo, ma non per ultimo in ordine d’importanza, nella scusa per continuare a viaggiare, con la testa o con le gambe.
Per questo, ogni stagione, ti proporro una o più saghe su un argomento scelto tra le mie voglie e  sopratutto, come in questo caso, tra le mie lacune. Riguarderanno un tema specifico, un’uva o una area geografica, a volte una particolare caratteristica o qualcosa del genere, magari anche al di fuori del vino.  La forma invece, come la durata, varierà a seconda dell’argomento, comprendendo comunque la pubblicazione di alcuni assaggi, prima su IG e poi sul blog, insieme ai contenuti che riuscirò a raccogliere nel corso del periodo.
Buon viaggio.

 

L’ideale per iniziare a leggere la prima parte di The Syrah Saga sarebbe che ti versassi un calice di Syrah. Se non sai quale, lascia che te ne proponga uno.

 

Sarà Sirà 2017 di Giorgia Grande (Sesta Godano – SP)

Syrah in purezza da una vigna a Cornice impiantata nel 2005.
Acciaio e bottiglia aiutano Giorgia a concepire una creatura territorialmente insolita e naturale, femminile e mediterranea, giocata sulla scorrevolezza del frutto e intriganti profumi essenziali.
Semplicemente uno dei vini rossi liguri più convincenti che ho assaggiato da un po’ di tempo.

ENP Wine Rating: ✈️✈️
Prezzo in enoteca: 24 €

 

Adesso che ti sei acclimatato, stimolando la tua memoria gusto-olfattiva, vorrei proporti un esercizio: “Scrivi in 5 minuti cos’è per te la Syrah.” Mi farebbe piacere che, allo scadere del tempo, mi inviassi ciò che hai partorito: sicuramente mi saranno sfuggite una miriade di cos.e Se però non ne hai voglia, non ti preoccupare, passa oltre e continua a leggere.

Syrah uva

Fine, floreale ed ematica? O giocata sul frutto e speziata? O… Certamente la Syrah, come la Grenache con cui idealmente si divide il Rodano, dimostra un legame assoluto con il suolo su cui cresce, rinunciando a prevalere sul medesimo.
Se consideriamo le grandi interpretazioni del Rodano Settentrionale, non possiamo far altro che assumere la prima definizione, eppure, nel corso degli assaggi che ti presenterò in questa saga, mi sono convinto che non esista una sola Syrah, un suo prototipo ideale. Tolti la qualità del tannino, la speziatura intrisinseca (fossi in te sospetterei comunque circa l’autenticità dell’onnipresente pepe nero che per anni ha caratterizzato molte delle bottiglie “convenzionali”) e una certa intensità dei comunque diversi contorni gustativi, ho veramente faticato a tratteggiarne un profilo. Capirai bene che per questo motivo una scheda dell’uva servirebbbe a poco. E comunque, se ne continui a sentirne il bisogno, ne puoi trovare a bizzeffe online.

In passato, sull’origine della Syrah, si è ipotizzato di tutto:
– che provenga dall’antica Persia (attuale Iran), dalla città di Shiraz da cui il nome, portata dai Crociati nell’undicesimo secolo;
– che sia originaria di Siracusa, dove era nota nell‘antichità come Sirach;
– che sia arrivata a Siracusa dall’Egitto, dove era l’uva preferita di Cleopatra
– che arrivi da Syros, isola greca delle Cicladi.
Tuttavia in nessuna di queste aree possiamo trovarne una vera cultura. A parte la DOC del 2011 Siracusa Syrah. Ti consiglio la versione passita… sto scherzando.

 

Syrah “Guarini Plus” 2013 di Aldo Viola (Alcamo – TP)

Sebbene i recenti studi condotti dai francesi per attribuire la paternità della Sirah al Rodano Settentrionale sconfessino l’idea che sia nata in Sicilia, nella zona di Siracusa, la Trinacria rimane pur sempre una delle aree italiane dove possiamo trovare molte delle interpretazioni più interessanti di quest’uva.
Una di queste è sicuramente il Guarini Plus di Aldo Viola, un vino che nasce ad Alcamo da piante di 20 anni, su suolo argilloso e calcareo, e che in questo 2013, dopo un passaggio in tonneaux miste di circa 8 mesi, per mezzo di una graffiante acidità unita a marcati sentori evoluti e di macchia mediterranea, mi colpisce sapido, rustico e verticale, discostandosi abbondantemente dagli altri assaggi della saga.

ENP Wine Rating: ✈️1/2
Prezzo in enoteca: 25 €

 

Ma quindi dove è nata veramente la Syrah?
In Francia, come i cugini d’oltralpe affermavano da tempo. Nel 1998 ciò è stato confermato dai test del DNA effettuati per conoscerne i genitori: Mondeuse Blanche e Dureza, un antico vitigno dell’Ardèche, discendente quasi estinto del Pinot Nero. L’incrocio sarebbe avvenuto nella parte settentrionale della Côtes du Rhône, probabilmente l’Isère, dove erano presenti entrambi i genitori.

Oltre ad affermarne la paternità, ho anche scoperto che alcuni francesi, in particolar modo quelli che risedono sopra Montèélimar, molto spesso sorridono di fronte alle nostre interpretazioni, come a quelle di molti altri paesi, di questo vitigno. Queste, per esempio, sono le dichiarazioni rilasciate in un intervista al proprio distributore, italiano eh, dal produttore Eric Texier: “In Francia, si dovrebbe guardare la Syrah come un vitigno del Nord, come il Gamay e il Pinot Noir, piuttosto che appartenente alla famiglia dei Cabernet Sauvignon, Merlot, Grenache o Mourvedre (provenienti dal Sud). La Syrah generalmente viene interpretata come un vino ciccione in tutti i paesi. In realtà si tratta di un vitigno che rispecchia le caratteristiche dei vini del Nord, più magri ed eleganti.”  E ancora: “Sembra che gli italiani abbiano ancora difficoltà a capire che la Syrah non è una varietà autoctona della Toscana. Nessuno in Italia, bevendo un Pinot Noir prodotto in Alto Adige, penserebbe che abbia qualcosa in comune con quelli prodotti in Borgogna.
Eppure, a partire da alcune interprezioni toscane, qualcosa si sta muovendo anche in Italia dove molti produttori si spendono a favore dell’abbandono dello stereotipo borghese, o parkerariano se preferisci, sviluppato negli anni 90/2000 (che poi nella mia ignoranza non mi sembra che a Hermitage o Cornas producano sempre ed esclusivamente vini così dissimili da quelli additati in questo discorso…) . Certamente, se i terroir sono differenti, lo saranno anche i vini. E sicuramente questo poco c’entra con la bontà dei medesimi. Inoltre mi chiedo se tra qualche anno, a causa dell’innalzamento delle temperature, alcune zone potranno ancora interpretare i propri vini in chiave “nordica”. Staremo a vedere.

Adesso ti starai chiedendo come è arrivata in Toscana, la regione nella quale se ne hanno le prime testimonianze scritte, la Syrah. Vero?
Si pensa che a portarla sia stato il Conte di Montecarlo di Lucca, nei primi del Novecento, di ritorno da un viaggio in Francia. Siccome la Syrah venne sin da subito usata per migliorare il Chianti, si diffuse immediatamente in tutto il resto della Toscana.

 

Melograno 2018 di Podere Concori (Gallicano – LU)

Tra le etichette di Lucca BioDinamica, enclave naturale toscana, che ultimamente mi hanno emozionato, c’è il Syrah di Gabriele Da Prato.
E forse andrò controcorrente, ma non sto parlando del Vigna Piezza, bensì del Melograno, specificatamente del millesimo 2018.
A pranzo da Fiorella, si è presentato al tavolo per intrattenerci preferendo di gran lunga l’eleganza alla forza. Ampio, vivo e speziato. Floreale prima che fruttato. Con la consapevolezza di chi sa come colpire per essere ricordato, non per fare male. Genuino e, perdonami se vado di nuovo controcorrente, espressione di una zona, quella lucchese, che concorre con legittime ambizioni per la posizione di prima casa italiana di questo vitigno giramondo.

ENP Wine Rating: ✈️✈️
Prezzo in enoteca: 23 €

 

Syrah “Barbicòa” 2018 di Manuel Pulcini (Cascina – PI)

Scura, austera, densa e vagamente sabauda. Sbarazzino sbarazzino, Manuel tira fuori dal sacro fuoco enoico riservato ai grandi una Syrah, ammostata con i raspi ed elevata prima in una barrique esausta per 6 mesi e poi in bottiglia per altri 12, che chiede solo ancora un po’ di tempo per assurgere a protagonista di future grandi tavole imbandite di carnazza e grandi risate. Pure tra Pisani e Lucchesi. Ho detto tutto.
PS: se te lo sei perso, qui trovi il link al post dedicato a Manuel.

ENP WIne Rating: adesso ✈️✈️ e poi chissà
Prezzo in enoteca: 28 €

 

Perché si è radicata così profondamente a Cortona?
Qui la motivazione è abbastanza spicciola, nonché indissolubile dalla famiglia D’Alessandro, quella della Syrah “Il Bosco” per intenderci. La Tenimenti Luigi D’Alessandro fu fondata nel 1967, quando la famiglia ha acquisito i circa 100 ettari della Fattoria di Manzano a Cortona, nel secolo scorso di proprietà delle famiglie aristocratiche fiorentine Diligenti e Magi e, sin dal 700, tra le principali aziende agricole della Val di Chiana.

“Ok, ma cosa c’entra la Syrah?”
Te la romanzo un po’: semplicemente si chiesero cosa piantare per fare un buon vino e negli anni 70, insieme ad altre cantine del cortonese e con l’aiuto del professor Attilio Scienza e dell’Università di Milano, i D’Alessandro iniziarono una sperimentazione per verificare le potenzialità vitivinicole della zona. Dopo un lungo studio, riscontrano che il Syrah esprimeva il migliore rapporto terreno/vitigno. A quel punto, fu quindi impiantato un vigneto sperimentale, dove furono sistemate diversi cloni di Syrah, al fine di identificare quali tra questi meglio si adattassero al microclima locale. Durante quel periodo venne evidenziata anche la similitudine del clima con quello della Valle del Rodano, zona vitivinicola da tempo riconosciuta a livello mondiale per la qualità dei propri vini e, come dicevamo prima, patria della Syrah (NdA: attenzione però, se per patria della Syrah intendiamo il Rodano Settentrionale, i suoli risultano completamente diversi. Argillosi o sabbiosi a Cortona, Granitici in gran parte quelli del Rodano Nord). Questa scelta venne formalmente riconosciuta nel 1999 quando, anche grazie alla collaborazione con Antinori e Ruffino, nacque la DOC Cortona in cui fu prevista la tipologia Cortona DOC Syrah.

Da quel momento ne è passata di acqua sotto i ponti. I D’Alessandro, dopo aver reso enoicamente famosa Cortona in Italia e nel mondo, sicuramente anche grazie alla loro Syrah “Il Bosco”, hanno venduto l’azienda nel 2013 alla famiglia Calabresi (già soci della Tenimenti D’Alessandro dal 2007). Nel 2015, infatti, a prendere in mano il destino della cantina è stato Filippo Calabresi, il figlio classe 1990 sempre con la testa nel vino. Quale vino? Un vino senza compromessi, naturale se posso permettermi. Ma d’altronde si poteva già immaginarlo conoscendo il suo altro progetto: Do.t.e. (down to earth).

 

 Syrah Toscana IGT “Bosco” 2015 di Tenimenti D’Alessandro (Cortona – AR)

La Syrah simbolo storico di Cortona perde l’articolo (dal 1992, prima uscita, era “Il Bosco”) e comincia a dismettere gli orpelli. Nella prima versione messa in bottiglia da Filippo Calabresi fermenta per 2/3 a grappolo intero, affina in legni esausti di vario genere e nel bicchiere mi colpisce con la vitalità di un ragazzino che ha solo bisogno dello scorrere del tempo per essere domata. Importante il tannino, scuro il frutto.

ENP Wine Rating: ✈️✈️
Prezzo in enoteca: 28,00 €

 

DOcTavin 2017 di Do.Te Vini (Cortona – AR)


100% Syrah fermentata a grappolo intero in cemento per 15 giorni e affinato nello stesso per circa 6 mesi.
No chiarifiche, no filtrazioni.
Filippo Calabresi disegna per i ragazzi di Octavin un cerchio di materia rosso/verde fatto di spigoli naturali e consistenze indomite.
600 bottiglie e 20 magnum da bere per stare senza pensieri in attesa di andarci a mangiare.

ENP Wine Rating: ✈️✈️
Prezzo in enoteca: 18 €

 

Syrah uva Amerighi Vigna

La base sulla quale ho elaborato quest’immagine l’ho presa in prestito su Google Immagini da www.callmewine.com

Ma se Cortona continua a essere un territorio sulla bocca di tutti gli amanti del vino, naturale o no, è sicuramente per la comparsa sulla scena enoica italiana di Stefano Amerighi. Figlio di contadini, produttore del suo primo Syrah nel 2006 e presidente dal 2019 del Consorzio Vini Cortona, Stefano per me simboleggia una rivoluzione erudita fatta uomo. Di lui, nonostante l periodo storico e il fatto che ogni tanto si travesta da Primula Rossa, spero di poterti raccontare a breve, dopo esserlo andato a trovare. Se non sai chi è, anche se con l’attenzione al vino naturale dei giorni nostri mi sembra impossibile, sappi solo che… no vabbeh, abbi un po’ di pazienza e per adesso fatti bastare questo assaggio.

 

Syrah “Apice” 2016 di Stefano Amerighi Syrah Toscana IGT “Apice” 2016 di Stefano Amerighi (Cortona – AR)

Per me l’Apice 2016 icarna la Syrah. Buonissimo certo, ma adesso non sto parlando di gusto, bensì di sfumature. Le sfumature di un’uva che non ama sovrastare il territorio, che preferisce trasportarlo nel bicchiere, svelarlo al naso e sottolinearlo in bocca.
Penso inoltre che la grandezza di Stefano sia tutta qui, nel modo in cui la lascia libera di esprimersi. Padre prima che cantiniere. Attento, presente eppure talmente misurato e sensibile da risultare talvolta invisibile.

ENP Wine Rating: ✈️✈️ ✈️
Prezzo in enoteca: 60,00 €

 

“Sì ok, non vuoi parlare di Amerighi, ma almeno raccontami come sono questi benedetti vini del Rodano e perché sono così speciali?”
Ammesso che l’AOC regionale Cote du Rhone abbraccia tutta la regione (senza tra l’altro essere mai stata considerata sinonimo di qualità), non si deve commettere l’errore di parlare di un unico Rodano vitivinicolo, bensì di due entità separate, peraltro assai differenti tra loro. A unirle, una manciata di fattori: lo stesso fiume, il Rodano, e la produzione prevalente di grandi vini rossi. Per tutto il resto, Rodano Meridionale e Rodano Settentrionale rappresentano il giorno e la notte, e non possono nemmeno contare sulla continuità geografica: il primo termina a sud di Montélimar, mentre il secondo comincia vicino a Valence con l’AOC Cornas. Se a questo punto ti occorresse un mappa per orientarti, te ne linko una.

 

Côtes du Rhône Rouge Villages St. Maurice “Guillaume de Rouville” 2019 di Domaine La Florane (Visan – FR)

Se hai voglia di dargli una possibilità, l’AOC Côtes di Rhône, storicamente quella dei grandi numeri, quella del vino dei bistrot parigini, sotto la spinta del movimento naturale, potrebbe sorprenderti con interpretazioni tanto preziose quanto popolari.
Come questo St. Maurice dedicato a Guillaume de Rouville, antenato della famiglia Fabre, i proprietari di questo Domaine del Vaucluse, che nel XI secolo fu un rispettato échevin di Lione.
Syrah (95%) e Grenache, coltivati a 400 metri di altitudine su terreni ricchi di gesso ed esposti a nord (mineralità + acidità), fermentano a grappolo intero per poi affinare in demi-muid e foudre per circa 18 mesi.
Dal bicchiere sale terroso un ricordo di macchia mediterranea e spezie scure mentre il velluto del tannino continua a promettere i fasti di un futuro nemmeno troppo prossimo.
Credici Luke, io sono tuo padre.

ENP Wine Rating: ✈️1/2
Prezzo in enoteca: 15 €

 

Il Rodano Meridionale si sviluppa su quasi 70.000 ettari, in un’area che si allarga longitudinalmente, allontanandosi dal corso del fiume anche per decine di chilometri. Qui la presenza del vento Mistral (per circa 120 giorni l’anno) secca l’aria e rende mite l’inverno, sanificando le uve. A causa del clima caldo, asciutto e ventilato (sub-mediterraneo), la viticoltura riesce a essere molto produttiva, concedendo rese assai abbondanti.
Storicamente questo territorio è il regno delle cantine sociali e delle produzioni di massa. Il che non significa che al Rodano Meridionale sia preclusa la via della qualità, tutt’altro. In questa zona troviamo infatti cru di valore come Châteauneuf du Pape, uno dei più celebri vini di Francia, ma anche Gigondas, Vacqueyras, Rasteau
In un’area così ampia, i suoli sono ovviamente delle più svariate tipologie, tuttavia se ne incontrano prevalentemente due tipi:
calcareo-marnosi, originati dall’antica sedimentazione marina terziaria, che regalano grande finezza (per rendertela semplice, tipo certi Barolo);
alluvionali, caratterizzati da ciottoli di origine alpina più recente e dalla grande fertilità.

Prevalenza di vini rossi, ho detto, ma con una specificità: l’assemblaggio quasi sistematico di vitigni complementari. Perché? Perché questa pratica offre la possibilità di ovviare agli eccessi di un clima che, in alcune annate, può risultare addirittura torrido, mettendo a dura prova la resistenza della vite. Ecco perché la Grenache, che matura facilmente e abbonda di zuccheri, ma è anche soggetta a ossidazione, cerca di solito altri compagni di viaggio. La Syrah, partner ideale, soffre però in genere troppo il caldo e la siccità per diventare il complemento unico o addirittura il vitigno dominante. II Mourvėdre, tannico e riduttore, porta struttura, ma probabilmente appiattisce la beva. ll Cinsault e il Carignan non possono vantare un carattere e una reputazione paragonata agli altri vitigni. Per questo il Grenache rimane dunque quasi sempre il perno della composizione, attorno al quale si aggiungono le preziose pennellate delle altre varietà.

 

L’Émouvante 2018 di Domaine Gramenon (Montbrison-sur-Lez – FR)

Proveniente dalle vecchie vigne del Domaine situate sull’altopiano di Montbrison-sur-Lez, L’Émouvante è una Syrah che incarna l’eleganza mediterranea del Rodano meridionale.
Seppur dotata di una concentrazione evidente, lo sposalizio con il terreno calcareo-marnoso, originato dalla sedimentazione marina di età terziaria, le conferisce grande eleganza e finezza. Beva e complessità gusto-olfattiva chiudono un azzeccato cerchio.

ENP Wine Rating: ✈️✈️
Prezzo in enoteca: 40 €

Ahhh Châteauneuf du Pape…
Prima di rappresentare uno dei vini più famosi del mondo, Châteauneuf du Pape non era che uno sconusciuto paesino della regione di Vaucluse chiamato Castro Novo (qui parlavano in barese… scherzo eh). Ma nel XIV secolo l’arrivo di Papa Clemente V cambiò la storia, il nome e l’avvenire di questo villaggio. Il Papa valorizzò un territorio non coltivato che nei secoli è diventato sinonimo di qualità e rigore. E poi dicono che la fede non fa miracoli.
L’AOC Châteauneuf du Pape fu istituita nel 1936 ed è nota anche per i 13 vitigni ammessi assieme: Grenache, Mourvèdre, Syrah, Cinsault, Muscardin, Counoise, Clairette, Bourboulenc, Roussanne, Picpoul, Picardon, Vaccarèse e Terret Noir. Qui la Syrah gioca da comprimaria e i suoi vignaioli producono più vino dell’intero Rodano Settentrionale. Sì, hai capito bene.

 

Châteauneuf du Pape “Les Vieilles Vignes” 2015 di Domaine de Villeneuve (Orange – FR)

In molte grandi saghe ci sono state battute d’arresto. A volte per colpa dei protagonisti, a volte per causa dei comprimari (Syrah 8%).
Cotto e ancora cotto. Peccato.
Tu hai esperienze da raccontarmi con questa bottiglia?

ENP Wine Rating: ?
Prezzo in enoteca: 55,00 €

 

Potrebbe interessarti anche sapere che lo Châteauneuf du Pape viene prodotto nella sua versione tradizionale, come molte delle Syrah del Rodano Settentrionale, con il mantenimento dei raspi in percentuali variabili durante la fermentazione. Attraverso questo metodo, il celebre vino della zona del Rodano Meridionale, si evolve e si completa negli anni con armoniosa eleganza. Diversamente, nella sua versione moderna, ovvero quella “diraspata” per intero, risulta più fruttato e, permettimi il termine, sciropposo, con un tenore alcolico che spesso domina il sorso.

“I raspi?”
Sì i raspi. La vinificazione in presenza dei raspi è una pratica che fa parte della storia di alcune zone francesi come il Rodano e la Borgogna.
Anche se in Italia è sempre stata guardata con diffidenza, attribuendola all’ignoranza dei contadini o a produttori “stravaganti”, negli ultimi anni, a causa dell’innalzamento delle temperature, è stata riscoperta per la sua capacità di aiutare a dominare l’alcool e alcuni altri equilibri nel vino.
Adesso, siccome non vorrei tediarti con un’approfondita disamina sulla medesima, ho preferito limitarmi a realizzare un’info(poco)grafica che ti faccia riflettere sulle sue potenzialità.

Fine del primo episodio.

 

Ti è piaciuto il primo episodio di “The Syrah Saga: viaggio attorno a un’uva“? Il secondo uscirà entro la fine della primavera e ti porterà in giro per il Rodano Settentrionale, nonché oltreoceano.
Nel frattempo eccoti le altre Syrah che più mi hanno colpito in questo periodo.
A presto.

 

Vigna delle Pietre Nere 2018 di Walter De Battè (Riomaggiore – SP)


Naturale o no, Walter De Battè, partendo principalmente da una base di Syrah coltivato a Montaretto, vinifica un nettare dallo straordinario impatto gusto-olfattivo. Mediterraneo e speziato, fumè. Maturo senza essere mai stucchevole o passato. Dal tannino amalgamato e il sorso pieno, imponente. Internazionale in accezione positiva.
Ogni volta che si discute tra amici sui vini che meritano di definire lo standard qualitativo ligure, non c’è possibilità che non venga fatto il suo nome. E questa nuova etichetta ne è l’ennesima semplice conferma.

ENP Wine Rating: ✈️✈️1/2
Prezzo in enoteca: 50 €

 

La Bibine 2019 di Anne e Jean François Ganevat (Rotalier – FR)

Su Jean François Ganevat non credo proprio serva dilungarsi. Lasciami solo dire che il “manico” si percepisce già dalle cose semplici, come questo insolito Syrah da uve acquistate nel Mâconnais (Borgogna): 11 gradi di profumato succo giocato sull’immediatezza e sull’integrità di frutto e aromi.
Mirtilli, fragole e spezie accompagnano un sorso verticale che racchiude un inaspettato non so che di dolce, andando a rimarcare la poliedricità di un’uva molto più versatile di quanto storicamente si pensi a causa dell’inseguimento, anche giustificato, dei campioni del Rodano Settentrionale.
Forse il prezzo è l’unico limite concreto di un autentico vino da merenda, talmente docile da risultare ideale per celebrare il tranquillo inizio della Saga del Syrah.

ENP Wine Rating: ✈️1/2
Prezzo in enoteca: 35 €

 

Vignali di Luna 2017 di Terra della Luna (Ortonovo – SP)


Leggi del Syrah di Alessandro Vignali, di alcuni altri suoi vini assaggiati e della visita in cantina qui.

 

Anubi 2019 di Lammidia (Villa Celiera – PE)

Syrah in carbonica tutto frutto e materia, puro e croccante. Per certi versi originale e immediato sicuramente ancor più della mia descrizione. Più che un dio della morte, un succo che inneggia alla vita.

ENP Wine Rating: ✈️
Prezzo in enoteca: 22 €

 

Ninì e Lulù 2017 di Le Coste (Gradoli – VT)

O Lulù e Ninì, è una Syrah macerata prima in carbonica per 15 giorni e poi classicamente a contatto con le bucce per lo stesso tempo.
Successivamente sosta per un anno in tonneaux usate da 500 lt.
Il sorso è una canaglia, selvatico ma di razza. Polposo e arbustivo, esprime grande coerenza gusto-olfattiva e acidità sublime e sublimabile.
Ferino nel profondo, affascinante.

ENP Wine Rating: ✈️✈️
Prezzo in enoteca: 28 €

 

Grange Bara Rouge 2015 di Daniel Sage (Saint Sauveur en Rue – FR)

Dopo un inseguimento così lungo ed estenuante, la prigioniera non poteva confessare in due minuti.
100% Syrah di Saint Joseph dalla graffiante eleganza, acida e asciutta, scevra d’inganni ma colpevole per succosa bontà.
Subito si nasconde con vivacità, ma torchiata a cena rivela orgoglio territoriale e risvolti medicamentosi.
C’è voluta tutta la bottiglia per identificarla.
Un Robin Hood dell’Ardèche in raid a St. Joseph.

ENP Wine Rating: ✈️✈️
Prezzo in enoteca: 30 €, se riesci a trovarlo…