Il ristorante Materia si è trasferito nel 2024 in Via Trieste 1/B
Mi sono interrogato assai sul come e il perché mandare avanti Enoplane.com in questo periodo storico così sofferto e complicato.
Dal 13 marzo infatti avevo fermato la pubblicazione dei post su ristoranti e qualche altra nuova cosa su cui stavo lavorando perché svariati pensieri sul rispetto verso il prossimo e sull’eticità di questi contenuti mi affollavano la testa.
Pochi giorni fa, mentre lavoravo ascoltando una diretta di IannottiLAB, ho sentito uscire dalla bocca di Giuseppe Iannotti, chef del Kresios, queste parole: “Dal 2011, giorno dell’apertura il ristorante non ha mai chiuso. È una questione di ospitalità, chi si trova a passar da noi non deve trovare la porta chiusa.”
A dirla giusta, non mi sono ancora dato una risposta precisa a queste domande, ma a quel punto ho disprezzato la mia immobilità e capito che non mi va di cambiare niente.
Perché sono certo che torneremo a mangiare fuori, a camminare nei vigneti, a viaggiare per il mondo e, più importante, a sorridere senza quell’opprimente senso di privazione di libertà sulle spalle.
Anzi, sorridiamo già ora “che é meglio!!” (cit. Puffo Quattrocchi) ed ecco a te il racconto della mia esperienza al ristorante Materia (Cernobbio – CO).
Buona lettura.
A volte la mia mente ragiona in un modo dannatamente semplice, un po’ insensato, probabilmente stupido, ma che non mi sorprende più.
Avevo appena finito di leggere “La cucina nordica” di Magnus Nilsonn (prima chef/owner del defunto Faviken di Jarpen e adesso direttore dell’accademia redzepiana di cucina MAD), uno di quei libri che tramite aneddoti e fotografie, oltre che ricette, ti fanno volare attraverso la narrazione, staccare, anche solo per un attimo, dal quotidiano e, in questo caso, perdere tra i fiordi norvegesi, i labirinti ghiacciati dell’Islanda, il Parco Nazionale di Thy in Danimarca, le capitali del Mar Baltico, i cieli d’Islanda e una miriade di ingredienti e preparazioni di una regione che ahimè conosco troppo poco.
La sua assimilazione mi aveva fatto venire voglia di nuovi stimoli ma soprattutto sapori; insomma, non potevo vivere dei ricordi di ciò che avevo mangiato sino a quel momento un solo giorno in più.
E poi si avvicinava il mio compleanno, e in quel periodo sono sempre convinto di poter far qualcosa di strambo, senza essere apparentemente giudicato da chi mi sta intorno.
Come quella volta che o cenavo in un certo ristorante del bresciano o “mi lanciavo dal terrazzo” e per l’intera stagione invernale avevo cercato di convincere Pula che Venezia, Firenze, Siena e Napoli non potevano reggere il confronto con le bellezze della Leonessa d’Italia, che vi si trovavano le migliori pasticcerie del mondo e che pertanto la nostra prossima fuga doveva essere per forza lì, a Brescia.
Di come è finita te ne parlerò un’altra volta, tranquillo.
Quindi… ho chiuso il libro, alzato la testa e, guardando Pula, ho detto con una faccia tra il grave e l’affidabile “dobbiamo partire.”
Guardando la copertina del libro, lei “per dove? Danimarca? Norvegia? Non possiamo.”
“Cernobbio” e tra me e me “potrebbe diventare la nuova Mecca gastronomica italiana nel giro di poco, e non solo.”
“E dove rimarrebbe? Vicino Brescia?”
Qui, lo ammetto, ho faticato a perdonarla per non avermi ancora assolto, ma d’altronde se dico a qualcuno che si va a Larrabetzu mica risponde come se gli dico che cenerà nel tristellato Azurmendi. No?
“Nella regione dei laghi del Nord Italia, secondo me devi vederli… e ci sono anche un sacco di fantastiche pasticcerie.”
Ora, sorvolando su come abbia fatto a convincerla tra il “momento storico globale”, il fatto che prima di Khao Sok odiava i laghi perché “il pesce esiste solo nel mare”, domenica 29 febbraio, dopo 230 km di molesta autostrada ligure, nella più classica delle giornate uggiose, in anticipo di 20 minuti sulla prenotazione, abbiamo varcato la volta celeste del ristorante Materia (Cernobbio – CO).
Pula, che in realtà capisce benissimo tutto mentre sono io che non capisco perché mi asseconda, sorrideva.
Io già sbavavo.
Probabilmente ora ti starai chiedendo perché, dopo aver letto l’opera di Nilsson, mi è venuta voglia di andare a pranzo al ristorante Materia.
Se segui o mastichi la gastronomia contemporanea, potresti anche pensare “questo è uno di quei pirla che vorrebbe andare a mangiare al Noma, ma corrispettivo e lista d’attesa lo hanno fatto ripiegare su uno dei tanti chef che scimmiottano Redzepi e gli altri mostri sacri della nuova cucina nordica”.
Beh, sbagli. Eccome se sbagli. La lettura, sì, era dovuta alla sete di conoscenza per il comprensorio e le tradizioni culinarie che hanno influenzato quel movimento, ma la molla che ha fatto scattare la voglia di volare nel comasco è stato il voler assaggiare i frutti del lavoro, dei sogni e dello studio di un cuoco di 30 che sta rapidamente ridefinendo la cucina del suo territorio d’origine: Davide Caranchini, un giovane convinto di rendere Cernobbio una meta gastronomica internazionale, partendo dal suo io, dalle sue radici, gustative e territoriali, e dai suoi viaggi.
Semplice no? Cosa c’entra con il libro? Ce la farà?
Che poi ti ho già avvisato su come ragiono, ma se ti ho incuriosito, non devi fare altro che continuare a leggere.
Abbiamo consegnato le giacche e siamo stati fatti prontamente accomodare a un tavolo della sala più ampia delle 2 che compongono il ristorante, una trentina di coperti in tutto.
L’arredamento minimalista suona levantino, interpretazione in assenza di tovagliato del contrasto bianco-scuro tra muratura e mobilio. I lampadari a filo, sospesi sopra i tavoli, bilanciano la luce emanata dai piatti serviti.
Immediatamente mi stupisco. Perché nessun critico gastronomico, blogger o architetto navigato, ha mai scritto delle opere d’arte esposte in sala a partire dal giorno dell’apertura?
Visioni di artisti a me sconosciuti, dall’estetica irriproducibile e dal valore inestimabile: i sorrisi della famiglia Sberna, di Ambra e di Marco (PS: Marco è tristemente mancato il 19 giugno 2021. Eppure sono convinto che a guardali lavorare da lassù sorrida ancora), i responsabili di sala, e di Luca, il sommelier. Da biennale della ristorazione, molto più di costose composizioni o panorami ultraterreni.
A sala piena il “senso di rush” è inesistente.
Marco ci consegna i menù e siccome è la nostra prima visita, introduce i degustazione e spiega i piatti di più ardua lettura.
Diabolicamente, lo lasciamo parlare; lo fa in modo appassionato e interessante, ma in realtà sappiamo gìa quale percorso scegliere, Sperimentazione a mano libera nella versione da 11 portate.
Quando sveliamo le nostre carte, sorride e ci lascia a Luca per la scelta del vino.
Menzione speciale per lui, per la sua faccia rilassata quando, dopo avergli indicato sette vini in carta, inizia a spiegarli uno a uno con competenza ed essenzialità arrivando, di concerto con le mie reazioni, a scegliere un rosso naturale da tutto pasto, verticale e graffiante come il Morgom “Cote du Py” 2015 di Marcel Joubert.
Il tempo vola tra… Ehi Ehi!!! Ambra sta arrivando, ovviamente sorridendo, con gli appetizer. Il viaggio ha inizio.
La cucina naturale di contrasto di Davide Caranchini è un gioco coerente di carattere e personalità, radicata sul Lago di Como e formidabile espressione di territorio, ma con vista trasversale sul mondo.
Fermentazioni, estratti, foraging… un mondo traslato su assaggi ed esperienze (tra le tante anche uno stage al Noma), sulla vita di un giovane sognatore dalla padronanza di un vecchio saggio.
Acida e amaricante, risulta una delle più personali che ho mai assaggiato, mai scontata.
Ogni boccone è come l’uscita da una galleria, un esplosione di luce seguita dal materializzarsi di un luogo, di un’avventura.
Battesimo e svezzamento assieme.
Divertendosi a giocare con il mio palato, lo scorrere del menù mi ha fatto piacevolmente rimettere in discussione una vita di pranzi e cene… e poi non avevo mai visto Pula consumare da una pausa sigaretta così velocemente. Non per il freddo invernale eh.
Sulla via del ritorno rimaniamo senza parole, con qualche sospiro e, come alla fine di un bel viaggio, un velo di malinconia.
Amico mio, se non te ne fossi accorto, e secondo me Davide in cuor suo lo sa, Cernobbio è già una meta gastronomica. Sveglia!
PS: non ti è ancora chiaro il perché di tutto il pippone sul libro? Aspetta qualche anno, fai caso a dove sarà arrivato Davide e lo capirai.
Ristorante Materia
Via Cinque Giornate, 32
22012 Cernobbio (CO)
+39 031 207 5548
www.ristorantemateria.it
Menu degustazione:
Green Power, la nostra proposta di cinque portate vegetariani, 80 euro
Revolution Revival, un percorso di 5, 7 o 12 assaggi scelti dallo chef per trasmettere l’essenza del nuovo corso della nostra cucina, 80,00, 95,00 o 145,00 euro
Piatti alla carta da 26,00 a 38,00 euro, i dolci 15,00/16,00