Ogni volta che mi trovo a passare per Torino, città che ha dato i natali a metà della mia famiglia, me ne innamoro perdutamente, come se fosse la prima volta. Probabilmente anche perché il viaggio spesso è accompagnato da pasti memorabili che non fanno altro che aumentare la mia dipendenza nei confronti della vecchia capitale.
Per esempio l’altra sera ho cenato al ristorante Consorzio e puoi appunto immaginare come sia andata.
In realtà c’ero già stato in passato, ma anche questa volta non ho potuto fare altro che riprovare le stesse, eccellenti, impressioni.
La carta dei vini, consultabile sul loro sito, racchiude semplicemente il meglio della new wave naturale, italiana e non solo, ed è arricchita da molti dei produttori che hanno fatto la storia del vino, quello buono, in Francia e Piemonte. Inoltre è presente una lavagna su cui giornalmente viene proposta una bella selezione di vini al bicchiere, più di 10, e i ricarichi su bottiglie e calici di vino sono assolutamente corretti. Che lo si ammetta o no, in quanto a ricerca enologica, sono sempre stati d’ispirazione a molti ristoratori italiani.
L’offerta gastronomica è una splendida panoramica sulla cucina tradizionale piemontese corredata da azzeccate contaminazioni personali: la carne cruda battuta al coltello, il brasato di Fassone al Ruchè, la panna cotta servita con tre diversi accompagnamenti (nel mio caso con salse al chinotto, al barolo chinato e al torrone)… e via così.
Molte preparazioni nobilitano tagli di carne poveri o dimenticati; è il caso dei ravioli di finanziera, dell’animella con mandorle, acciughe e spinaci novelli (servita in abbinamento con un calice di Marsala Vecchio Samperi Ventennale di Marco De Bartoli) o del risotto della vendemmia con midollo e Stichelton.
La cifra gustativa dei piatti e la qualità degli ingredienti fanno venire voglia di tornarci infinite volte per assaggiare tutto il menu. Strepitosi il brasato di Fassone al Ruchè, uno dei più morbidi mai provati senza essere il solito bagno di spezie, e l’animella.
Il servizio è attento, preciso, ma piacevolmente rilassato. La sala è un riuscito mix di modernità e tradizione con un tocco di studiata “decadence”.
Questa volta mi sono divertito con una Barbera d’Alba “Pochi Filagn” 2009 del Cav. Lorenzo Accomasso servita al tavolo per 26,00 euro. Di certo non scopro l’America affermando che già da questa bottiglia, prodotta in soli 1800 esemplari, si capisce la grandezza del produttore. Impenetrabile, calda e langhetta. Un’esplosione di frutta matura e spezie, contornata da un’accattivante nuance terrosa, che davanti ha ancora parecchi anni di evoluzione.
Insomma… cara Torino, mi emozioni ogni volta. Il ristorante Consorzio anche.
Ristorante Consorzio
Via Monte di Pietà, 23
10122 Torino (TO)
+039 011 276 7661
www.ristoranteconsorzio.it
Menu degustazione: 38,00 euro
Piatti alla carta: 10,00/26,00 euro, 6,00/9,00 i dolci