Nel caso avessi in programma una vacanza nel sud della Sardegna, allora ho un nuovo piccolo consiglio per mangiare veramente bene. Un locale che mi ha entusiasmato talmente tanto da iniziarne a scrivere la mattina subito dopo la cena, sdraiato sul telo mare. Siccome non era proprio una bella giornata, il cielo era grigio, il Maestrale rinfrescava l’aria e ogni tanto scendeva pure qualche goccia, per farmi tornare il buon umore ho iniziato a buttare giù due righe su quella splendida esperienza.
Fai attenzione però, purtroppo non è tutto oro ciò che luccica e… No, niente spoiler: andiamo per gradi.
Nell’incantevole isola di Sant’Antioco, una terra ricca di storia e tradizione, ha recentemente aperto Raices – Tapas restaurant and wine, un nuovo locale che mira a offrire un’esperienza gastronomica di condivisione partendo dalle tradizioni e dalla materia prima del territorio.
A occuparsi di traslare tale filosofia nei piatti, in una sorta di viaggio alle radici di questo incantevole luogo – da qui la scelta del nome -, troviamo Simona Balia, giovane chef originaria proprio di Sant’Antioco, ma con diverse esperienze significative alle spalle tra Sardegna e Calabria: l’Accademia Enogastronomica COI, a Cagliari l’Osteria del Forte a Palazzo Doglio e Babeuf (te ne raccontai non molto tempo fa qui), lo stellato Qafiz a Santa Cristina D’Aspromonte. Prima di aprire il suo ristorante però aveva già fatto ritorno alla sua isola per lavorare nelle cucine del conosciutissimo Da Achille. Ah, non dimentichiamoci che nel 2023, insieme a Federico Durzu, lo chef del Sabor’e Mari (leggi di più qui!), ha anche vinto la Tuna Competition, il concorso internazionale all’interno del Girotonno di Carloforte. Prendendo addirittura il massimo dei voti dalla giuria: mica pizza e fichi, eh!
Ora però è tempo di renderti partecipe della mia cena, delle bontà assaggiate quella sera. Queste le fotografie dei piatti.
Raices si compone di un’ampia e luminosa sala, arredata in stile retrò, ma con qualche elemento moderno. Una grande finestra che si affaccia sulla cucina, trasformata in un bancone sul quale è anche possibile mangiare, permette di vedere il “danzare” della piccola brigata durante il servizio.
Il menù si divide tra le tapas “dalla dispensa”, una selezione di prodotti, non necessariamente sardi, di assoluta qualità che successivamente la cucina impreziosisce secondo l’ispirazione del momento, e quelle di orto, mare o terra, composte ciascuna da tre veri e propri piatti serviti in porzioni leggermente più ridotte e votate alla condivisione tra commensali. Esiste inoltre l’opportunità di scegliere un degustazione composto da sei portate tra quelle in carta, con o senza abbinamento al calice.
Tra quelli assaggiati tre sono stati i piatti che più mi hanno colpito. In primis l’animella, veramente squisita, per cottura ed equilibrio. Il finale poi era un’esplosione di sapori ben amalgamati che semplicemente mi ha lasciato di stucco. Se ne avessi una, entrerebbe dritta nella “Top 3” delle animelle del mio cuore.
Discorso analogo per il polpo: cottura impeccabile e utilizzo illuminato della ricotta mustia che regalava al piatto un’elegante nota affumicata. Il friggitelo inoltre dove lo metti sta sempre bene, almeno personalmente…
Infine mi ha entusiasmato anche il dolce e… Ora starai giustamente pensando “ma come un dolce? A lui non piacciono!” È vero, hai ragione. Perciò prova a immaginare quanto doveva essere buona questa creme brulé. La nota agrumata non la rendeva stucchevole mentre la crosticina donava la giusta croccantezza.
Insomma, la cucina, salvo un piccolo eccesso di sapidità della triglia, mi ha proprio entusiasmato. Non che non me lo aspettassi, ma devo ammettere che Simona Balia si è confermata davvero una giovane chef di grande talento.
Ah, quasi mi scordavo, anche la sala merita una lode. I ragazzi sono stati molto cordiali e professionali, con un bel sorriso sempre stampato sul volto, cosa mai banale.
E adesso passiamo alle note dolenti… Dai, sto scherzando. Però, lasciami dire che per chi come noi della grande famiglia di Enoplane.com ama bere vini naturali la scelta è assai ardua: tra la quarantina di referenze, perlopiù sarde, non molte le etichette presenti nella carta dei vini. La Granazza di Sedilesu (28,00 euro), la mia prima scelta, poi cambiata prima dell’apertura, il Vermentino di Muttos (28,00 euro) e poco altro.
Perché cambiata? Perché scrutando da lontano il frigorifero destinato a bianchi e bolle ho riconosciuto il simpatico orsacchiotto dell’etichetta del Petit ours Blanc 2020 di Domaine du Coulet (40,00 euro), un’ultima bottiglia che non mi sono fatto scappare.
Non lo conosci? Il Petit ours Blanc 2020 di Matthieu Barret è un blend di Marsenne, Roussanne e Vignior dalla Valle del Rodano che in bocca risulta dritto, fresco e verticale, distendendosi rapido su tutta la superficie della lingua per arrivare agilmente fino alla fine della stessa. Dopo un ingresso fatto di frutta a polpa bianca e agrumi chiude con un finale estremamente minerale, lasciando un ricordo salino tanto persistente. Direi che non potevamo scegliere meglio.
Ritornando un attimo alla carta dei vini, che per me rimane un punto molto importante, volevo comunque sottolineare che una buona selezione di piccole cantine, in gran parte sarde, c’è. Poi bisogna anche tener conto che si tratta di una nuova apertura, per di più in una località turistica. Crescerà, ma anche se così non fosse, la mia esperienza è stata talmente positiva che tornerò di certo a mangiare a Sant’Antioco da Raices. Tu sai già cosa fare, vero?
Raices | Tapas Restaurant and Wine in Sant’Antioco
Via Nazionale, 61
09017 Sant’Antioco (SU)
+39 339 814 9871
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Menù degustazione:
Sei portate scelte dalla cucina, 50,00 euro – Abbinamento vino 25,00 euro
Piatti alla carta da 8,00 a 22,00 euro, i dolci 8,00/10,00
Vini naturali in carta: sì
Cagliaritano DOC classe 1984, Esperto Assaggiatore ONAV e consigliere per la delegazione cittadina della medesima, mi son avvicinato al mondo del vino circa una decina di anni fa, innamorandomi fin da subito del movimento “naturale” e in seguito anche delle fantastiche persone che lo popolano. Galeotto fu un seminario di degustazione in 4 serate tenuto a Cagliari da Sandro Sangiorgi, del quale, pur senza capirci a quel tempo una benemerita mazza, ancora ricordo, per filo e per segno, alcuni degli splendidi vini assaggiati. Mi colpirono per la loro istintività, di come allo stesso tempo riuscissero a essere imprevedibili e conviviali. Un sogno? Aprire una piccola enoteca con mescita. Dove? A Cagliari. E dove sennò.