Ah, finalmente.
Ho incrociato questo vino per la prima volta al ristorante stellato “La Buca” di Cesenatico (ne parlo qui) ed è stato un casino.
La persona che era con me, non avvezza a certi stili gustativi si era limitata a un laconico e tagliente “Non mi fa impazzire, sai” e ancora più difficile è stato recuperarne, successivamente, una bottiglia del medesimo millesimo per assaggiarlo in tutta calma.
Comunque tutto è bene quel che finisce bene, e questa sera finalmente l’ho stappata.
Prima di dirti se mi è piaciuto, sappi che il Menis è un bianco prodotto in meno di mille bottiglie da Filippo Manetti nella sua azienda naturale “Vigne di San Lorenzo” a Brisighella (RA).
100% Albana di diversi biotipi, nasce da vigne diverse di circa 25 anni e viene vinificato e affinato in anfora georgiana con 9 mesi di macerazione sulle bucce.
Il nome proviene dalla parola con cui inizia l’Iliade, Menis appunto, e scuola dire “ira”.
Ha un doppio significato:
– il vino in anfora è l’inizio del vino come la parola Menis per l’Iliade;
– parlare dei vini vinificati in questo modo spesso crea accesi dibattiti tra i partecipanti che spesso si trasformano in arrabbiature, provocando appunto l’ira dei coinvolti.
Officinale, profuma di smalto e ardesia porosa.
Diversi rossi nelle notti più buie sognano di avere un tannino così delicato.
Un’esondazione gusto-olfattiva divinamente controllata nonostante il lungo periodo di macerazione.
Un filo di ossidazione verticalizza la struttura.
Al contrario del nome, controllato.
Le due immagini dell’anfora sono state fornite dal vignaiolo