Per le medesime ragioni che ti avevo accennato nel racconto londinese della visita in cantina da Blackbook Winery, non deve essere stato facile per Franck Pasquier fondare L’Abri, una cantina urbana situata a due passi dal Vieux Port, dove un tempo c’era una carrozzeria e ancor prima intrecciavano le funi per le navi. Per di più dotandola di un ristoro polivalente in cui ciclicamente vengono organizzati laboratori, mercatini ed eventi enogastronomici. E poi Marsiglia è in Francia, mica in Inghilterra…
Originario di Mayenne (Loira), dopo una carriera da informatico, Franck Pasquier decide di cambiare vita iniziando un nuovo percorso di studi presso la scuola agraria di Gardanne per poi intrapendere alcune esperienze in svariati domaine sparsi per le Bocche del Rodano.
Nel 2014 decide quindi che è arrivato il momento di correre da solo e perciò acquista a Eygaliéres (Alpilles) il Domaine de Costebonne, cimentandosi nel recupero dei 2 ettari di vigna, condotti in biologico dal 1998 e colpiti nel 2013 da flavescenza dorata, malattia epidemica che lo costringe, come già il precedente proprietario, a un massiccio reimpianto terminato all’incirca l’anno scorso.
Nel frattempo, per sopravvivere, si organizza prendendo in affitto alcuni vigneti nella medesima zona, produce i primi vini attingendo anche dalle viti sopravvissute e vende parte delle uve ad altri produttori, sino a che, nel 2018, riesce ad aprire la sua cantina, appunto nel centro di Marsiglia.
“Ma davvero mi stai parlando un’altra volta di un urban winery?” Certo. E sai perché? In primis perché il suo Décrocher la lune 2020, un Syrah in purezza ottenuto dalle uve piantate tra il 1998 e il 2003 è un vino straordinariamente buono che non costa un caXXo (13,00 euro/enoteca) – sì, lo so che non sta bene usare termini così banali e sboccati, ma sarà meglio iniziare a parlare come mangiamo. No? – e poi perché a L’Abri si sta dannatamente bene, a tavola intendo. Ma non solo!
Essendoci capitato per caso, Franck non era presente, ma fortunatamente sono stato egregiamente seguito, al tavolo come in cantina, da Matthieu Cleisz, un suo fido collaboratore. Mentre mi spiegava i vini la luce nei suoi occhi era la stessa di chi ama davvero quello che fa. E infatti non mi stupirei se tra qualche tempo me lo ritrovassi a portare avanti un progetto enoico tutto suo.
L’intenzione “verde” ed inclusiva di Franck è la stessa portata avanti con passione ed energia da chef Pierre in cucina. Se da una parte si lavora il terreno con l’utilizzo del cavallo, la vigna è trattata con diversi estratti vegetali per ridurre al minimo l’utilizzo di rame o zolfo e in cantina l’unica concessione sono 10 mg/l di solforosa, dall’altra ci si adopera per valorizzare il meglio che i produttori locali hanno da offrire, prendendo spunto dalle cucine del mediterraneo e raccontandone le storie tramite tapas e patti da condividere. Il risultato è un oasi di pace per la testa e lo stomaco che può piacere tanto ai marsigliesi quanto ai viaggiatori. D’altronde, come dicono Franck e i suoi amici a rencontre et l’échange sont au centre de l’Abri. C’est le cœur!
L’Abri
Bd de la Corderie, 14
13007 Marseille (FR)
+33 09 5040 4508
www.labri-marseille.fr
PS: ah, un altro vino che mi ha entusiasmato è il La Mer à Boire 2020 , un fresco mix di Vermentino e Granache Blanc, che con i suoi profumi mi ha ricordato casa.