La famiglia D’Amato si è trasferita nell’autunno del 2024 in un nuovo ristorante all’interno del Castello di Arceto
La nuova cucina nordica, la nuova cucina di montagna, la nuova cucina sostenibile, la nuova cucina fusion, la nuova cucina vegetale… viviamo alla costante ricerca di novità, all’eterno inseguimento dell’ultimo trend enogastronomico. Me compreso, ovviamente.
Eppure, pagato il conto, cosa ci rimane addosso? Una volta conclusa “l’esperienza”, quanto tempo deve passare prima che compaia il desiderio di ripeterla?
Certo, non è sempre così: alcune situazioni culinarie ci segnano in modo indelebile, fanno vacillare le nostre certezze e, da quel momento, ci sembra di non poterne più fare a meno. Ma questa è un’altra storia.
Poi, ci sono anche quelle cucine, passami il termine, classiche, contemporanee, dove lo chef si adopera, senza bisogno di darsi un’etichetta, per il godimento dei commensali. Non c’è spazio per vanti o vezzi, qui la cucina assurge a strumento al servizio della sensibilità del cuoco in uno scambio silenzioso con l’anima degli ingredienti. Spesso, il risultato è immediato, garantito. Specie se il cuoco è Gianni D’Amato (in passato 2 stelle Michelin a “Il Rigoletto” di Reggiolo. Se non sapessi chi è, qui trovi la sua storia). E al suo fianco ci sono in cucina il figlio Federico e in sala la moglie Fulvia Salvarani.
Qualche giorno fa sono stato a Tellaro a trovarli, nel loro nuovo ristorante aperto quest’estate nei locali della gloriosa Locanda Miranda. Visto che ho deciso di parlartene subito, puoi immaginare come mi sia trovato.
La locanda, intima e accogliente, sa di vissuto. In estate si mangia in veranda, ma non c’è vista sul Golfo dei Poeti. Quella la puoi trovare nei piatti. Alcuni sono classici de Il Rigoletto, altri nascono dall’azzeccata unione tra D’Amato e il territorio. D’altronde è pur sempre nato ad Aulla, a una ventina di km dal ristorante.
Golosa ma sapida l’ostrica, stuzzicanti le seppie gratinate, magistralmente coccolato il tonno, deliziosa seppur appena troppo croccante la tartelletta. Ma il vero colpo di fulmine l’ho avuto per i cappellettoni. Finiti da un giro d’olio extravergine di oliva locale e accompagnati solo da qualche foglia di basilico, mi hanno fatto impazzire: il velo di pasta fresca abbracciava un ripieno così umido e saporito da non farti sentire neanche lontamente la mancanza di un’eventuale sugo. Come un plin servito nel tovagliolo, non serviva altro.
Il servizio è cadenzato, rilassato, per nulla stucchevole. Il giovane personale di sala pende dalle labbra di Fulvia cercando di assimilarne la silenziosa eleganza.
La carta dei vini conta un 250 etichette, diverse naturali, di cui molti grandi formati per spingere sulla convivialità. Commisurati alla situazione i ricarichi, interessanti la sezione ligure levantina e quella emiliana, divertente reminescenza dei loro trascorsi a Reggiolo. Io mi sono divertito con un Arbois Pupillin “Jurassique” 2018 di Domaine de La Renardiere servito al tavolo per 40,00 euro.
All’uscita dalla locanda, una passaggiata nello stupendo borgo di Tellaro ha completato la serata. Quella notte il mare era uno specchio, la luna un cappellettone. Peccato non poterla afferrare.
Gianni D’Amato alla Locanda Miranda
Via Fiascherino, 92
19032 Tellaro (SP)
+039 328 890 9980
+039 0187 964012
www.giannidamato.it
Menu degustazione:
Azzurro come il mare, 80,00 euro (è disponibile una versione ridotta a 50,00 euro)
Piatti alla carta: 18,00/35,00 euro, 6,00/12,00 i dolci