Se stai leggendo questo articolo mi pare impossibile che tu non conosca Antonino Cannavacciuolo e non abbia mai pensato di provare uno dei suoi tre ristoranti stellati.
Si, stellati. Perché, se non lo sapessi, Villa Crespi, il Cannavacciuolo Café & Bistrot di Novara e il Bistrot di Torino dal 2018 hanno tutti almeno una stella Michelin e promettono di farti gustare un pezzo di cucina dello chef più amato e televisivo d’Italia.
A naso, scommetterei anche che sei già stato a trovarlo e vuoi sapere come mi sono trovato, oppure che stai ancora valutando e cerchi solo la giusta spintarella, perché in realtà hai già deciso ma il corrispettivo ti spaventa.
Ah, potresti anche essere un individuo al quale non gli frega una beata cippa del “Toni nazionale“, ma che appena vede un titolo dalla parvenza polemica o provocatoria non può fare a meno di scuriosare.
Beh pace, in ogni caso non ti resta che continuare a leggere.
Conosco per fama Antonino Cannavacciuolo da molto prima della sua comparsa in TV.
La prima volta me ne parlò un giovane amico/cuoco nel periodo subito precedente al riconoscimento della seconda stella a Villa Crespi (2006), definendolo come il giovane chef più interessante sulla scena gastronomica italiana, non un innovatore ma uno che badava al gusto, al farti “godere a tavola”.
Sbagliava?
Su su, un po’ di pazienza. Ti piace essere imboccato in fretta e furia quando mangi? Non credo e qui funziona allo stesso modo quindi rilassati!
Subito dopo quella conversazione, l’ho cercato su AltissimoCeto! (Blog/sito di critica enogastronomica che ancora aveva una parvenza di autorevolezza e non, come ora, l’aspetto di uno spot un po’ fru fru di una puntata di “Uomini e Donne Over” girata in uno stupendo ristorante… sto scherzando eh), ma a quel tempo non si trovavano foto e le descrizioni dei piatti erano principalmente testuali.
Insomma, dovevo immaginarli.
Vuoi provare anche tu?
“Linguine di gragnano con calamaretti, salsa al pane di Coimo
Il piatto di Punta (Voto 9) mai mangiato un piatto di linguine di questo livello, a mio parere uno dei migliori piatti di Tonino… il sogno di chiunque prepara anche a casa un piatto di pasta… riuscire ad amalgamare il contesto quasi come in una mantecatura di risotto… ebbene in questo piatto lui ci riesce…
Una pasta grezza, porosa, che lega benissimo con il “sughetto” di calamaretti … “scarpetta” obbligata!
Un approfondimento sull’accostamento con il pane di oimo…
Si tratta di una specialità della Val Vigezzo, l’impasto si compone di farina mista di segale integrale e di frumento, acqua, sale, lievito naturale e di birra.” Cit. AltissimoCeto! 2006
Forse è il caso di sorvolare sul passato grammaticale di Claudio Sacco, diversamente sarei proprio un ipocrita, ma quello che importa è che in una decina di piatti riuscì a farmi innamorare di “Tonino” e, inconsciamente, dello scrivere di vino e cibo.
Adesso ti faccio vedere la foto di una delle ultime versioni del suddetto piatto di Antonino Cannavacciuolo, scattata da me con un cellulare diversi anni dopo.
Ci sei andato vicino?
In realtà i principali siti e blog enogastronomici si stavano già popolando di stupende foto e, ahimè, quella magia svanì appena me ne appassionai.
A mio parere, nell’ultimo periodo la situazione è ancora peggiorata. Ovvero i piatti sono ritratti sempre dagli stessi fotografi e pertanto nello stesso modo dallo stesso occhio, con il risultato che si, sono tutti bellissimi, ma anche un po’ uguali, quelli della trattoria di paese come quelli dello stellato all’altro capo d’Italia.
La capacità espressiva della cucina si azzera e lo chef/patron compra l’ingresso “in quel mondo” più che delle foto che gli valorizzano… Scusami, sto divagando. Di queste cose ti parlerò in un prossimo post, forse…
Ma torniamo a noi.
A quel tempo avevo una ventina d’anni e per poter mangiare a Villa Crespi ho dovuto aspettare la fine del 2017, quando per il compleanno di un amico, abbiamo prenotato un tavolo per 4 a pranzo.
Antonino Cannavacciuolo era già una star della televisione (dal 2013 a Cucine da Incubo e dal 2015 a Masterchef) e, neanche a dirlo, tra commensali eravamo esaltati.
Visti i tanti impegni televisivi, non potevamo non chiederci se sarebbe stato presente, sfasciando di pacche sulla schiena il festeggiato.
Poveri noi…
Quello che segue è il video del pranzo.
La cucina di Cannavacciuolo è più un tramonto che un fuoco d’artificio. Ti fa dire “Wow!” ma in un modo diverso, volendo più coccolarti che stupirti.
È una cucina di grande eleganza che arriva al cuore senza farti saltare dalla sedia.
Tra i piatti assaggiati quelli che mi sono piaciuti di più sono stati l’Insalata di polpo con verdure cotte all’olio e caviale di aceto (eccezionale il bilanciamento di gusti e consistenze con la parte acida) e il fuori menu, il Tonno vitellato (perfetto connubio di materia prima, divertimento e concentrazione di sapori), uno dei signature dello chef.
Personalmente il vero “Wow!” del pranzo è stato il contorno.
Il contorno?
Sì, ma non quello che accompagnava i secondi. Mi riferisco alla situazione.
La struttura, il servizio diretto in modo talmente magistrale da far dimenticare alcune piccole sbavature che un recente e parziale cambio di brigata può generare in sala (esempio: il primo vino del pairing servito senza essere presentato in un 2 stelle non può esistere), l’organizzazione di un giro nelle cucine per scusarsi per l’assenza dello chef e le coup de coeur generato dall’arrivo dello stesso, dopo che per tutto il pranzo c’era stato fatto credere che non sarebbe tornato in tempo da un impegno televisivo, la gestione del complaint (esempio: quando abbiamo chiesto un fuori carta si è creata una situazione un po’ dubbia e stressante per il portafoglio di 4 giovani sulla quantità di porzioni ordinate che è stata risolta in modo più che impeccabile dalla sala) e molte altre cose mi hanno ingioiato più che le pacche sulla schiena dello chef.
Il poveri noi infatti era dovuto al fatto che nessuno ha potuto sottrarsi a una dose abbondante di pappine.
La carta dei vini, enciclopedica e piena di fine wines in verticale, ha ricarichi consoni per un due stelle e al momento della mia visita trascurava la scena naturale che si è affermata nell’ultimo biennio. Adesso, non avendola potuta consultare su internet, non saprei dirti se la situazione è cambiata, ma avendo sfogliato la carta del Café & Bistrot di Novara subito prima del lockdown da Covid19, immagino di no (se hai informazioni più recenti delle mie, ti prego di farmelo sapere).
A questo punto sono convinto che sarai rimasto pieno di domande e con poche risposte. Tranquillo, ora ti aiuto con un auto-intervista:
- A Villa Crespi si strapaga il nome/marchio Antonino Cannavacciuolo? Assolutamente no, i prezzi sono in linea con la media dei ristoranti bistellati italiani.
- La cucina ti ha entusiasmato? Mi è piaciuta.
- Sei soddisfatto dell’esperienza? Sì, assolutamente.
- Ci ritorneresti? Ammetto che la curiosità per l’evoluzione della sua cucina e per l’arrivo del restaurant manager e sommelier, Massimo Raugi, mi solleticano assai il palato. Ma avendo un budget limitato, se mi trovassi di fronte a una scelta tra Villa Crespi e un altro ristorante di livello analogo in cui non sono mai stato, probabilmente preferirei testare il secondo.
- Lo consiglieresti? Certamente a tutti i fan dello chef. Normalmente dipende dai gusti di chi me lo sta chiedendo.
- Pensi che gli impegni mediatici dello chef possano influire sulla cucina del ristorante? No, già al momento della mia visita era impegnato in televisione e inoltre, vogliamo parlare dei professionisti con cui lavora?
- Ma non dovevi parlarmi anche del Cannavacciuolo Café & Bistrot di Novara? Sì, ma nella vita difficilmente potrai avere la botte piena e la moglie ubriaca… E questo pranzo non te l’avevo ancora raccontato, quindi ti toccherà aspettare il prossimo post. Ci troverai ulteriori considerazioni sulla mia esperienze nel mondo di Antonino Cannavacciuolo e il racconto della cena al bistrot.
A presto.
Villa Crespi
Via Giuseppe Fava, 18
28016 Orta San Giulio (NO)
+39 0332 911902
www.villacrespi.it
Menu degustazione:
Carpe Diem, 150,00 euro
Viaggio dal Sud al Nord Italia, 190,00 euro
Piatti alla carta da 45,00 a 60,00 euro, i dolci 25,00/30,00
Tutte le foto sono state scattate da enoplane.com.